Τετάρτη 11 Δεκεμβρίου 2013

Il transessualismo non è contagioso


Oggi mi sembra importante parlare di questo tema poiché molto spesso incontro famiglie di persone con DG che, con sguardo terrorizzato, mi chiedono: "ma come facciamo a parlare al nipotino di sei anni del percorso che vuole fare lo zio/a?".
Sembra che la paura di parlare ai bambini del transessualismo sia legata alla fantasia che questi possano essere contagiati o traumatizzati di fronte a una notizia del genere.


Capisco perfettamente che esiste una difficoltà a parlare di certi temi con i bambini e in particolare di argomenti che riguardano la sessualità. Ma questo è proprio il pregiudizio della nostra società, che accomuna la DG a tematiche che riguardano la sessualità; per tale motivo preferisco parlare di DG e non di transessualismo poiché quest'ultima parola richiama, nella sua etimologia, una connotazione sessuale.
Oltre a essere psicologa sono anche madre di una bambina di sette anni; il mio lavoro e la mia esperienza su questi temi mi hanno portato a parlare con mia figlia del mio lavoro fin da quando lei era molto piccola.
Le ho spiegato chi sono le persone con DG e quali sono le loro caratteristiche con parole semplici e chiare e lei, con la disponibilità e l'intuizione che contraddistinguono ogni bambino, non ha battuto ciglio, ha compreso quello che le stavo dicendo senza sentirsi traumatizzata o infastidita. Capisco che per vari motivi per me è molto più facile, capisco anche che quando le famiglie sono direttamente coinvolte, poiché al loro interno vive una persona con DG, le emozioni messe in gioco sono molto più intense e difficili da sciogliere.

Spesso le persone con DG hanno, all'interno della loro famiglia, bambini di varie età con i quali hanno rapporti più o meno costanti. In molti casi questi bambini sono nipoti, in altri fratelli e/o sorelle e in altri ancora i propri figli. Questi bambini hanno conosciuto il parente con DG fin dalla prima infanzia e per questo si sono fatti un'idea delle sue caratteristiche.
Francesca è una bambina di 7 anni ed è la nipote di Marco (prima Stefania), persona FtoM che ha iniziato a percepire la propria identità di genere come maschile fin dalla prima infanzia; per tale motivo si è sempre vestito con abiti tipicamente maschili, preferisce tenere i capelli corti e comportarsi come un maschio.
Marco è stato vicino a Francesca fin dalla sua nascita, ha instaurato con lei un rapporto basato sull'affetto reciproco e il piacere di stare insieme. Alcune volte Francesca ha chiesto ai genitori perché la zia Stefania si veste sempre da maschio e perché non si trucca, loro hanno avuto molta difficoltà a rispondere anzi non l'hanno fatto e le domande di Francesca sono sempre cadute nel nulla. Le stesse domande la bambina le ha rivolte alla zia che, con grande imbarazzo, le ha detto che gli piace essere così, non ce l'ha fatta a spiegare meglio come sente di essere, era troppo a disagio e soprattutto conosce la posizione della sorella (mamma di Francesca) su questo discorso. La sorella, infatti, gli ha sempre detto che non deve parlarne alla figlia perché potrebbe rimanere traumatizzata da una notizia del genere. Gli ha anche detto che nel momento in cui inizierà il percorso non potrà più vedere la nipote, magari le potranno dire che è andata a lavorare in un'altra città...

Passano i mesi e arriva il momento per Marco d'iniziare la terapia ormonalemascolinizzante, per questo inizierà a crescergli la barba e i peli sul corpo, la voce si abbasserà e i muscoli aumenteranno. Lui è molto dispiaciuto che questa decisione comporti un allontanamento dalla nipote, allo stesso tempo non può prescindere da questo, si tratta della sua vita e del suo benessere. Il dolore di Marco di fronte alla possibilità di non vedere più la nipote è lacerante, non lo vuole accettare e per questo fa di tutto per far sì che la sorella possa avere una visione diversa. I colloqui familiari presso i Servizi specializzati sulla DG hanno anche quest'obiettivo: permettere ai genitori, alle sorelle e ai fratelli e agli altri parenti di digerire più facilmente il boccone amaro.
Marco, insieme a sua sorella e al marito di lei, hanno iniziato dei colloqui psicologici nei quali è importante, prima di tutto, permettere ai familiari di avere corrette informazioni; nella grande maggioranza dei casi l'atteggiamento ostile verso la DG è legato all'ignoranza. Uno dei nostri compiti più importanti è quello di diffondere informazioni corrette, è anche per questo che scrivo su questo blog.

Attraverso i colloqui i genitori di Francesca hanno compreso che non rispondere alle domande della figlia può avere degli effetti che non avevano considerato. Le domande dei bambini hanno sempre bisogno di una risposta da parte degli adulti; la domanda fa capire che è arrivato il momento di spiegare e Francesca in quel preciso momento aveva bisogno di capire perché la zia si comportasse in un certo modo. Non spiegare non può che generare ulteriori vissuti di ansia e di confusione, e in più ai bambini arriva il messaggio che di certi argomenti non se ne può parlare.
In questa situazione è prevalso l'amore, la sorella di Marco non voleva allontanarsi da lui e soprattutto non voleva privare Francesca da quel rapporto così sereno con la zia. Alla fine i genitori hanno spiegato con parole semplici alla figlia la condizione della zia.
Che sollievo per la bambina finalmente capire il motivo per cui la zia non si metteva mai le gonne e portava sempre i capelli corti! I bambini si sentono sollevati poiché davanti alle spiegazioni degli adulti tutto assume un senso diverso, tutto appare più chiaro e non c'è più spazio per l'ansia e l'angoscia che di solito prevalgono quando gli adulti omettono o quando, addirittura, dicono bugie.
I bambini hanno un intuito particolare e soprattutto non sono ancora condizionati dagli stereotipi e dai pregiudizi, per questo per loro è più facile accogliere con serenità la notizia che un parente sta facendo il percorso di adeguamento.
Non è un caso se Francesca, subito dopo queste semplici spiegazioni, ha detto: "Quindi adesso ti devo chiamare zio Marco!".
Maddalena Mosconi

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